venerdì 30 settembre 2011

Esco a fare due passi...

Ieri ho acquistato un libro di Fabio Volo, "Esco a fare due passi" e mi ha stupito sin dal primo capitolo per come mi rispecchio nelle sensazioni del protagonista. Qui di seguito vi riporto alcune frasi del libro, ovviamente riadattate alla mia situazione. Penso che non avrei saputo far di meglio nel descrivere certe cose che provo e il modo in cui mi sento. Ma leggendo queste parole, le ho sentite subito "mie"...
Mi sento come anestetizzata dalla vita, sento che deve succedere qualcosa, ma non so cosa. O forse è solo il mio desiderio di cambiamento che me lo fa pensare.C'è chi cerca l'altra metà della mela; io sto ancora cercando la mia mezza. Sono uno spicchio di me stessa. Mi sembra di diventare un trionfo di luoghi comuni; anzi, credo di esserlo già. Anni fa speravo che crescendo sarebbe stato tutto più chiaro.Speravo di capire le cose che voglio, i miei obiettivi, i miei gusti, i miei desideri, e invece no, qui è sempre tutto da capo. A volte vorrei già essere più grande. Avere quell'età in cui ciò che volevo fare purtroppo non l'ho fatto, ma ormai è tardi, e così lo metto via e non ci penso più. Ma quali cacchio sono le cose che voglio fare? Per esempio un mio amico alle medie diceva che voleva fare l'architetto, e architetto è diventato: ha scelto la sua strada e l'ha percorsa. Via degli architetti. Io invece la mia strada non l'ho ancora decisa, o meglio non l'ho ancora capita. A volte ne inizio una e poi a un certo punto non mi piace più il paesaggio che vedo, e allora esco alla prima uscita. Non mi pongo neanche il problema di capire se è giusto o no percorrere una strada e cercare di arrivare più lontano possibile, perchè il mio problema è un passo indietro. Il mio problema è : Qual'è la mia strada? Forse è solo questione di immaturità: non voglio fare il salto, non voglio saltare la mia linea d'ombra. A volte vorrei mollare tutto, vorrei andarmene in qualche parte del mondo, perchè ci sono giorni che qui mi sta stretto tutto. Questo disagio mi fa capire dove sta il coraggio. Se lascio tutto e me ne vado, è coraggioso, o sto solo scappando? O è più coraggioso rimanere, affrontare le cose e cercare di cambiarle? Non capisco dove sta la libertà, non capisco da cosa sono schiavizzata. 
Mi sento come una scalatrice appesa alla perete rocciosa che vede solo ciò che ha davanti al naso e non riesce più a vedere la vetta, il motivo per cui sta scalando, e nemmeno cosa sta scalando. Ho sempre voluto fare ciò che volevo nella vita, sono sempre stata pronta a rimettere tutto in gioco, spinta dalla solita irrequietezza, voglia di cambiare, di scappare, di iniziare. Del resto, ho sempre dato il massimo nei miei "incominci". Quando inizio una cosa sono sempre brava, poi mi perdo, pian piano mi spengo. Come quando metto a posto la mia stanza e tiro fuori tutto dai cassetti e dagli armadi e poi mi stufo e non ho più voglia di mettere a posto e mi trovo in un casino peggio di prima...
Sono un egocentrica per natura, lo sono sempre stata, anche da piccola. Mi ricordo quando andavo in piscina con i miei genitori. Prima di buttarmi chiamavo sempre mia mamma per farmi vedere "Mamma, mammaa, guardamiii...". E se, quando tornavo a galla, la vedevo chiacchierare invece di guardarmi, ci rimanevo malissimo. Una cosa così piccola per i grandi era un'enormità per me. Ho passato tutta la vita a cercare qualcuno che guardasse i miei tuffi e mi dicesse che ero stata brava.  Ho fatto un sacco di lavori e di sport e in tutti volevo primeggiare, volevo diventare qualcuno, e alla fine ho finito per fare mille cose ma non eccellere neanche in una, e sono ancora qui, allo stesso punto di partenza.


<3

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